venerdì 5 giugno 2015

Viale delle Magnolie



Sono circa le 9 della sera del 16 settembre 1970 quando un'automobile arriva al n° 58 di viale delle Magnolie, a Palermo. E', dicono le cronache, una serata torrida, come accade non di rado nel capoluogo siciliano alla fine dell'estate; la vettura è una BMW Serie 02 (e in particolare una 1602, o 1600-2), sicuramente non comunissima né a Palermo né in tutta Italia, di colore blu notte e targata PA 21.... e qualcosa; è quindi abbastanza nuova, essendo stata immatricolata nel 1968. Se ne sa, disgraziatamente, anche il proprietario, vale a dire la persona che quella lontana sera era già arrivato a casa a bordo della sua autovettura tedesca; un giornalista chiamato Mauro De Mauro.


Comincia così uno dei tanti misteri d'Italia, forse il più fitto di tutti quanti. Quella sera, Mauro De Mauro esce dalla redazione del quotidiano "L'Ora" e si reca a casa dopo essersi fermato ad acquistare le eterne sigarette e due bottiglie di vino; a cena lo aspettano la moglie, la figlia maggiore Franca e il fidanzato di quest'ultima (i due si sarebbero sposati solo due giorni dopo). La figlia vede arrivare il padre che parcheggia la BMW, e va a chiamare l'ascensore; si accorge però che il padre si attarda, esce di nuovo dal portone e lo vede assieme a due o tre persone. Senza dire nulla, nemmeno un saluto, Mauro De Mauro risale sulla BMW e riparte. Franca De Mauro riesce solo a sentire qualcuno dire "amunì" ("andiamocene", in siciliano).


La BMW 1602 blu notte di Mauro De Mauro viene ritrovata la sera dopo in via Pietro D'Asaro, nel centro di Palermo, parcheggiata e chiusa: l'unica sua immagine ancora reperibile in rete è quella presente in questa pagina, scattata al momento del suo ritrovamento e della sua apertura. Il cofano fu aperto dagli artificieri per paura di un'esplosione; se ne vede uscire un cane pastore tedesco (quasi per ironia della sorte, visto che si trattava di una vettura tedesca). A bordo furono ritrovate, intatte, le bottiglie di vino che Mauro De Mauro aveva acquistato per la cena, e che dovevano senz'altro servire a festeggiare l'imminente matrimonio della figlia. Di Mauro De Mauro non si è saputo più niente; nulla di lui è mai stato ritrovato. 

Ripercorrere questa storia non è e non può essere semplice. Mauro De Mauro aveva avuto una vita che definire controversa è poco; una vita del '900, la si potrebbe chiamare. Nato a Foggia il 6 settembre 1921 e fratello di uno dei più famosi linguisti italiani, Tullio De Mauro, era stato un fascista convinto e militante, aderente alla RSI e membro della X MAS di Junio Valerio Borghese, a cui era restato talmente legato anche dopo la guerra da aver chiamato Junia la seconda figlia. Era claudicante ad una gamba e aveva il naso devastato per un grave incidente di motocicletta avvenuto nel 1944 presso Siena; ma alcuni sostenevano che le menomazioni erano in realtà dovute ad un violento pestaggio subito da un gruppo di partigiani, o addirittura da alcuni commilitoni fascisti che lo sospettavano di tradimento. A tutto questo si deve aggiungere che Mauro De Mauro non occupava all'epoca posti di scarsa rilevanza: nel 1943-44 era stato vicequestore nella Roma occupata sotto il questore Pietro Caruso (della cui fucilazione si è occupato a suo tempo il TB), informatore del capitano delle SS Erich Priebke e del colonnello Herbert Kappler e membro della banda Koch. Tutti nomi da far tremare le budella, e si capisce forse meglio perché Mauro De Mauro possedesse una vettura tedesca.

Nell'estate del 1945 fu arrestato a Milano dagli Alleati, e rinchiuso prima a Ghedi e poi nel Campo di concentramento di Coltano, presso Pisa, dove si ritrovò in compagnia del poeta fascista americano Ezra Pound; vi riuscì a fuggire con un'astuzia nel settembre successivo. Da qui la sua vita cambia a 360°; si trasferisce con la moglie Elda (anche lei di provata fede fascista, braccata dai partigiani nel Pavese e indicata in un rapporto del CLN come tra i più pericolosi avversari del movimento partigiano) e le figlie, e comincia a lavorare per alcuni giornali, rivelandosi un ottimo cronista. Lavora prima al Tempo di Sicilia e poi al Mattino di Sicilia, per approdare poi a "L'Ora", quotidiano dichiaratamente di sinistra e legato al Partito Comunista Italiano. 

Mauro De Mauro sembra avere il giornalismo nel sangue. Nel 1962 segue da vicino il misterioso caso della morte (in un "incidente aereo") del presidente dell'ENI, Enrico Mattei, e talmente da vicino da essere chiamato come principale consulente dal regista Francesco Rosi (anch'egli dichiaratamente di sinistra e tra i principali autori di pellicole di grande impegno civile) per il suo celebre film-inchiesta Il caso Mattei. Questo avvenne poco più di due mesi prima della scomparsa del giornalista, nel luglio del 1970; il film di Rosi uscì nel 1972 vincendo la Palma d'Oro a Cannes. Francesco Rosi ebbe a dichiarare che la consulenza di Mauro De Mauro fu "decisiva".


Come si può vedere, in viale delle Magnolie 58 a Palermo non abitava propriamente una famiglia qualsiasi. Il 23 e 24 gennaio 1962, ancor prima della morte di Mattei, Mauro De Mauro aveva pubblicato sull' "Ora" il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto (o fatto cadere) nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito, affiliato alla mafia nel 1916 e "proto-pentito" dal 1933, elencava e descriveva tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione e l'organigramma dell'Onorata Società. Davanti a Falcone e Borsellino, Tommaso Buscetta (i nomi di questo post, come si vede, continuano ad essere pesantissimi) ebbe a dichiarare quanto segue: "... De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa Nostra era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa."

Si ferma qui, almeno per quel che riguarda questo modestissimo blog che, a volte, s'addentra in storie molto più grandi di lui seguendo l'esile filo di una vecchia automobile. Sui motivi autentici della scomparsa totale di Mauro De Mauro ne sono state dette, fatte e intentate di tutte, senza arrivare a nulla. La verità sulla morte di Enrico Mattei, il "verbale Allegra", le frequentazioni con Borghese e con gli ambienti fascisti in prossimità del tentato colpo di stato dell'8 dicembre 1970; come ebbe a scrivere Leonardo Sciascia, "De Mauro ha detto la cosa giusta all'uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto"


Alla fine, però, questo blogghino automobilistico servirà pure a dire che, in fondo, la vecchia BMW 1602 targata Palermo 21 e qualcosa, se avesse potuto parlare, sarebbe stata l'unica ad aver visto tutto quel che era accaduto tra il viale delle Magnolie e via Pietro D'Asaro, la sera del 16 settembre 1970. A quanto pare fu fatta ispezionare con cura dall'allora capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, e dall'investigatore capo dei Carabinieri, tale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Come siano finiti entrambi, dovrebbe essere ben noto. Ma non è stato nessuno a far sparire per sempre Mauro De Mauro; persino Salvatore Riina è stato assolto. La BMW non poté naturalmente essere interrogata, e sarà stata sicuramente depositata presso chissà quale magazzino giudiziario prima di finire schiacciata in una pressa.

Curiosamente, nel mio quartiere, l'Isolotto, a poche centinaia di metri da dove abito, esiste pure un "Viale delle Magnolie". Ci ho persino, un paio di volte, fotografato qualche treggia da mettere nel blogghino. Però mi è capitato a volte, passandoci, di ripensare a quell'altro Viale delle Magnolie, quello di Palermo. Vi arrivò una sera una BMW blu notte, e la notte blu inghiottì tutto.

Ed è così che a quel giornalista che aveva ficcato il naso devastato dove non si deve ficcarlo mai, a quel cronista repubblichino che lavorò prima per i nazisti e poi per il quotidiano comunista, alla sua vita strana e alla sua morte senza volto e senza ossa vorrei dedicare una canzone che parla di un'altra persona fatta ammazzare su dei binari ferroviari lo stesso giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Anche lui, volendo, era un giornalista; ma non lavorava nel grande giornale, ci aveva anzi una piccola radio libera che però dava parecchio fastidio. Si chiamava, lui, Peppino Impastato. E la radio si chiamava Radio Aut.