mercoledì 3 giugno 2015

Bèc tu de fiùciar


Da pochi giorni (il 1° giugno) il TB ha compiuto sei anni. E può essere anche che ce li abbia tutti quanti sul groppone: ultimamente, inutile fare come gli struzzi, conduce una vita piuttosto grama. Un po' per l'impervia montagna di guai che è la mia vita, un po' per mancanza del giusto e necessario Treggengeist e un po' per chissà per che cosa d'altro; fatto sta che, oramai, le famose pause durano mesi. Non sto più nemmeno a farlo presente; prendetelo così com'è, rimanete affezionati a questo blog se già lo eravate, oppure scopritelo se il caso vi ci ha fatti appena capitare dentro. Tornandoci però dopo l'ennesima pausa, che s'è presa quasi tutta la primavera, mi è venuto in mente di escogitare una specie di shock qua dentro. Chissà che non faccia bene, nel blog auto-passatistico per eccellenza, un po' di futuro; anzi, di fiùciar. Talmente fiùciar da finire nel logo, costantemente occupato finora da venerabili treggione fiorentine come la mitica Giulietta di S. Vincenzo a Torri che, da oggi, va in pensione sostituita per un po' dalla vettura che vedete in questo post. Qualcuno inorridirà, e a ragione, vedendo la targa alfanumerica moderna che rappresenta uno dei principali bersagli del vs. Treggista Preferito®; ma, naturalmente, a volte bisogna vedere a che cosa è stata apposta, e perché. Il Treggismo Militante® va bene, ma "treggismo" non fa e non deve fare la rima con talebanismo.


Qualcuno, magari, l'avrà pure riconosciuta; ma, per riconoscerla, occorre aver frequentato il TB per parecchio tempo. Almeno da sabato 9 ottobre 2010, quando questa signorina aveva ancora una targa tedesca (MYK 404A per la precisione, targa di Mayen-Coblenza), si faceva vedere in giro dalle parti di Via Aretina, provocava occhi sgranati, ooooooh! di ammirazioni e ricordi adolescenziali e il ragazzotto che la guidava, disponibilissimo a farsela fotografare (ovviamente) asseriva di averla acquistata in Germania a soli quindicimila euri. Vale a dire che, nel 2010, per 15.000 monete ùniche, ovvero il prezzo normale di un'idiotissima vetturetta dell'ancor più idiota ventunesimo secolo, ci si poteva portare a casa una DeLorean. Proprio Lei, insomma. Michael J. Fox e lo scienziato pazzo. Tutta la saga di Robert Zemeckis (cognome terribilmente lituano, o lettone) e le ottantotto miglia all'ora. I pochi esemplari che ne vennero prodotti tra diecimila peripezie, fallimenti, galere e quant'altro. La fama eterna legata a un film che è stato un caposaldo di noialtri ex-ragazzi. La rigorosa carrozzeria in acciaio lucido sverniciato. La parola mito è sicuramente abusata; ma per questa vettura no, non è sprecata. A Firenze ne esiste e ne circola una: Lei. Presumibilmente con lo stesso gentilissimo ragazzotto, e attualmente ritargata; insomma, la DeLorean DMC-12. Una delle 9200 prodotte tra il 1981 e il 1983 colta in un tramonto d'aprile in piazza Massimo d'Azeglio, stavolta.  E dico questo: dovessi rivederla altre venti volte, venti volte la fotograferei e venti volte la metterei nel TB. Che il mondo lo sàppia.


E insomma, mi viene a mente che mentre guardavo e riguardavo il filmino, mai avrei pensato che un giorno del remoto futuro, ancor più remoto di quello dei saltapicchi della pellicola che trapassava il continuum, avrei visto una DeLorean in via Aretina, e poi, dopo un'altro po' di futuro, persino in piazza D'Azeglio con la targa "FI". Cose del futuro, appunto; o di un futuro nel passato, o di un passato nel futuro. Il tempo è cosa parecchio relativa. E come non tornare, allora, a quel lontano 1955, l'anno in cui è nato mio fratello che -per inciso- abita a cinquanta metri da dove ho fotografato la DeLorean, in cui Michael J. Fox, nelle vesti di Marty McFly, stupiva leggermente i suoi "coetanei" con una interpretazione di Johnny B. Goode per la quale i ragazzi di quell'anno "non erano ancora pronti"....?