giovedì 5 marzo 2015

Una bella scotchatura




Per quanto ce ne siano ancora tantissime in circolazione in una città di media grandezza come Firenze, le tregge non sono infinite e oltre la metà sono Cinquini. Per ogni Treggista Militante® che si rispetti, è quindi giocoforza beccarle e ribeccarle, in punti differenti della città (e spesso lontanissimi l'uno dall'altro) e, in alcuni casi, letteralmente per anni. Se per caso foste in compagnia di un Treggista e lo vedeste, ad un certo punto, fare gesti come battersi la mano sulla fronte e esclamare semplicissime frasi come : Oh poffarbacco! Sono al cospetto di un reiterato ritrovamento di un autoveicolo già a me ampiamente cògnito!, sappiate che detto Treggista ha, appunto, ribeccato una vettura che ha già visto parecchie volte. E' un po' come una figlia sua; ne conosce ogni centimetro quadrato, ogni particolare, ogni più minuta alterazione. Prendiamo ad esempio questa 500 maremmana, che il vostro Treggista Preferito® ha osservato letteralmente ovunque in città; è stata immatricolata un non vicinissimo 28 ottobre 1970 e nelle prime due fotografie la vediamo nel mese di luglio dello scorso anno.

Che cosa si nota, quasi di prim'acchito? Una caratteristica di parecchie 500, vale a dire la targa posteriore un po' malmessa. Le targhe nere erano assai poco adatte alla "bombatura" del cofano motore della prodigiosa vetturetta; ci venivano sforzate (e spesso ingabbiate una cornicetta metallica), si torcevano, formavano una specie di "camera" dove si accumulavano acqua e troiai vari e andava a finire che si spaccavano. Il Cinquino con la targa posteriore imbozzolita è un'immagine consueta e, direi, classica per chiunque si sia ritrovato a osservare le 500 con un po' di attenzione. Dài picchia e mena, la targa si staccava; e andare in giro senza targa (a meno di non essere a Beirut durante la guerra civile o nel Nicaragua in lotta per cacciare il dittatore Somoza) potrebbe comportare qualche lieve problema al quale occorre ovviare.


La foto sopra ritrae il nostro Mezzosacco grossetano qualche mese dopo e, naturalmente, agli antipodi cittadini. Come si può facilmente osservare, il problema della targa è stato risolto avvalendosi dei più moderni e sophysticati mezzi messi a disposizione dalla tennologìa: quattro be' pezzi di nastro isolante nero, che costa poco, appiccica bene e, durcissinfùndo, non ci sta poi male nemmeno dal punto di vista æsthetico. Come dire: un problema risolto con una scotchatura.


A tale riguardo, forse a qualcuno potrebbe interessare come mai il nastro adesivo viene chiamato scotch ("scozzese"). Non ha nulla a che vedere col whisky, né col fatto che sia stato inventato in Scozia o da uno scozzese; pare che il suo inventore alla 3M, mi sembra negli anni '30 del secolo scorso, ebbe a lamentarsi parecchio perché nelle prime versioni ci avevano messo poco collante, e il nastro non appiccicava proprio una sega. Ebbe quindi a esclamare assai risentito, avvalendosi di un noto luogo comune relativo all'avarizia di una popolazione celtica: Ma che cosa debbo constatare? Siete forse scozzesi? E metteteci più colla, per la barba di s. Girolamo, altrimenti ce lo tirano dietro! Così fu; e la cosa ebbe talmente successo, che "scozzese" (scotch) si chiamò il nastro adesivo e, addirittura, il marchio della 3M divenne un motivo che riprendeva il tartan, il caratteristico tessuto dei gonnellini scozzesi. Pensate un po'.

Giunti alla musichetta, avevo pensato giustappunto di ispirarmi allo scotch. Si fosse trattato del whisky, non avrei avuto che l'imbarazzo della scelta; ma una canzone ispirata da un nastro adesivo, beh, è un po' più difficile trovarla. Ne conosco una, però dov'è almeno nominato espressamente, il nastro de scotch, e ve la vado a far sentire anche perché lo merita per davvero.