lunedì 16 marzo 2015

La Dolly



Di fronte alla Dolly, non vale nessuna distinzione di targhe nere, targhe bianche, targhe blé o targhe a pallini: si fotografa, e basta. Sugli abbinamenti cromatici delle Dédeuches di ogni epoca ci si potrebbe scrivere un libro, ma confesso che l'accostamento tra il grigio e il rosso mi è sempre piaciuto parecchio (senza per questo nutrire nessun particolare attaccamento alla squadra della Cremonese). Siamo qui, oltretutto, in una delle più belle e, forse, anche più antiche viuzze dell'Oltrarno: via Ardiglione. Ma perché proprio Dolly? Ce lo dice la vettura stessa:


Ignoro francamente se si tratti proprio di uno specifico sottomodello, oppure se il proprietario o la proprietaria abbia voluto paragonare la sua Duhavalli (difussa anche la variante Du' Lalli) alla famosa e tipica pupa del saloon dei film western ("Dolly la Rossa") -ritenendo altamente improbabile che abbia pensato all'altrettanto celebre pecora clonata. Fatto sta, va detto, che il nome "Dolly" le sta particolarmente bene. Come tutti sanno, io sono assolutamente favorevole a dare un nome alle macchine: in famiglia mia c'è stata, ad esempio, la Poldina (la Simca 1000 di mio zio Dino) e l'indimenticabile Agedabia della zia Egle, ma tutte le mie macchine hanno avuto un nome, a partire dall'Agapina per finire alla mitica Plog. Anzi, se per caso vi pigliasse la voglia di dare un nome alla vostra macchina, ma non sapeste proprio dove andare a sbattere la testa, sono a vostra disposizione completa; grullo come sono, potete star certi che vi troverò il nome più adatto.


Quanto alla nostra Dolly in sé, di cui qua sopra si ammira il retro sgalettante, beh, targabianca targabià è andata a finire che ha già la sua bella trentina d'anni, segno di una evidente reimmatricolazione: secondo il Bollonet ACI è stata infatti immatricolata il 31 ottobre 1985, e quindi la targa che ha ora non corrisponde affatto alla cronologia (è del 1989).