martedì 3 marzo 2015

Fede, entusiasmo e...



E rieccoci in una delle due treggiaje dell'Isolotto, dietro casa mia. Una è la celeberrima via Ciseri (che, a dire il vero, da un po' di tempo è dormiente; ma si risveglierà...); l'altra è, invece, l'altrettanto celebre via Pio Fedi. La quale non è soltanto l'officina specializzata in auto d'epoca che vi si trova, e che rappresenta una fonte quasi inesauribile di tregge; via Pio Fedi se la caverebbe benissimo anche senza l'officina, come abbiamo più volte avuto modo di constatare. Nella fattispecie, il parcheggio del campo sportivo "Boschi" (sia esterno che interno) sembra essere un degnissimo concorrente anche se ha la tendenza a entrare in azione a tarda sera e di notte, perdipiù quando ho con me soltanto lo smartòfono e bisogna fare alla luce de' lampioni. Lampioni che, stavolta, ci consegnano questo perfetto esemplare di furgone filosofico.


Il furgone filosofico, va detto, è purtroppo una specie in via di estinzione. Ha avuto il suo momento d'oro negli anni '60 e '70, impersonato quasi esclusivamente dal Volkswagen T1 e T2, riconosciuti simboli hippy che venivano spessissimo istoriati con fiori e fiorellini, paesaggi ameni, soli e lune, emblemi pacifisti, arcobaleni e quant'altro; non di rado, vi si trovavano anche slogan (dal classico Make peace not war fino alle frasi gandhiane). Trovare in giro un nostranissimo Ducato filosofico, è più unico che raro: come si può vedere, c'è veramente di tutto (gli ovvi fiorellini, la balena, gli uccelli, i pesciolini, un imprecisato disegno polipoide...) e, soprattutto, il messaggio. In inglese, ovviamente, perché i messaggi in inglese funzionano meglio, sono universali. "Entusiasmo, Pazienza, Fede" è un messaggio che può essere compreso solo in un'insignificante penisola che si protende nel Mediterraneo, anche aggiungendovi un piccolo cantone svizzero e, ma sì, Malta e l'Albania; Enthusiasm, Patience, Faith viene capito in tutto il mondo e, va da sé, anche in via Pio Fedi all'Isolotto. O Small Island, come forse sarebbe meglio dire, no?


Certo, deh, per andare in giro con un tròschi del genere, di entusiasmo, di pazienza e di fede ce ne vogliono in abbondanza. L'istoriatura filosofica si limita alle fiancate, mentre sul retro appare, gnùdo e crùdo, un Ducataccio da lavoro di color bordò, che prima della filosofia deve aver visto parecchio materiale elettrico, tondini di ferro e secchi di vernice. La stuccaturona sul portellone rimanda a botte su muri non visti facendo marcia indietro e ad assai prosaici pali della luce; ma tant'è. Dal duro lavoro quotidiano alla filosofia il passo è breve. Resta da dire che non sarebbe poi poi stravecchio, essendo del 1992 e  non appartenendo già più da tempo alla golden age dei furgoni filosofici; un colpo di coda del passato, verrebbe da dire, dopo gli anni '80 dell'edonismo reaganiano. 

La canzone? Trovare canzoni attorno al 1992 che ci azzecchino qualcosa con un furgone del genere sarebbe impossibile; bisogna tornare per forza agli anni '60 e '70, ai falò sulla spiaggia, ai ragazzi con le chitarre e le tristi canzoni, alle dolci ragazze con gli occhioni grandi e sognanti (poi, giustappunto, portate dai ragazzi con le chitarre sul furgone filosofico, dove si faceva quella cosa che bisogna fare invece della guerra). Ci torniamo con una canzone che, a mio parere, deve avere incrementato non poco le nascite: Laleña, qui nella classicissima interpretazione di Donovan. E dico poco, eh. Entusiasmo, fede e tanta pazienza, specie quando la ragazzina non ci stava affatto.