sabato 18 ottobre 2014

Ode al deflettore



Dal suo Autolesionistяa, che sarebbe un "tumblr blog" o come diavolo si chiama, il blogger richiede il mio intervento a proposito di un argomento treggistico che mi sta parecchio a cuore quore: il deflettore (la bella foto è tratta proprio dal "tumblr blog" in questione). In effetti, con il suo post testè lincato (voce del verbo lincare: io linco, tu linchi, egli linca), il blogger rivela un animo treggistico assolutamente compiuto, arrivando persino ad evocare la 128 del nonno. E' per questo che, prima di proseguire, gli dedico con partecipazione (al posto della foto presa da Wikipedia e con la perniciosa targa oscurata), un'autentica 128 ripresa da questo blog e trovata, a suo tempo, a poche centinaia di metri da casa mia all'Isola d'Elba, località Prà d'Arighetto, in carne, ossa, maniglie, calandra e targa come si deve :





Effettuato questo doveroso omaggio al nonno del blogger, passo a quanto mi è stato richiesto. Si tratta nientemeno che di una ode al deflettore, nella quale, invero, anche il blogger stesso si era cimentato -secondo me con ottima vena. Avrebbe dovuto proseguire, a mio parere. Però, come non ottemperare ad una rìchiesta del genere? Pòle un Treggista Militante® esimersi da un'invocazione come questa? No, non pòle. Ecco dunque quanto ho composto, con un saluto caloroso al blogger e, naturalmente, anche a suo nonno.

ODE AL DEFLETTORE

Quel refolo soave che incantava
quando, sull'Ottocencinquanta
del babbo per le strade si filava
sul finir de' ruggenti anni sessanta;
sovente si guastava la maniglia
del finestrin vigliacco e traditore;
e allora si capiva a meraviglia
quant'era benedetto il deflettore.
Con il suo snodo ed il suo pulsantino
si rimetteva l'aere a circolare
nella vettura, e un zèfiro argentino
tinniva e si poteva respirare;
niuna vettura, deh!, ne era priva,
la magica levetta era di regola
e, putacaso, dessa non s'apriva
piombàvati sul capo dura tegola:
“Fedora, forza, apri il deflettore!”
“Armido, 'un s'apre! E gli è un vero guajo!”
“Ahinoi! Ci tocca stare per du' ore
Col finestrino aperto di gennajo!”
Allor magicamente si sbloccava,
Il giubilo inondava la vettura;
Piacevol brezza tosto ritornava,
Scampata era sì quella iattura.
Ora, con le moderne, tristi e rie
vetture con total finestratura
rimpiangi i tempi fausti delle zie
andando in 500 alla ventura;
pigiati dentro, sì, come sardine
ma ben aerati e lieti dentr' al core!
Ad ogni ora, sere e poi mattine
muniti dell'amico deflettore.
Oh, tempi andati! Senza centraline,
senza il navigator, ché mi distraggo;
senza compiùter che fa le vocine,
senza li bocchettoni e né l'airbaggo.
O gioventude mia! Neopatentato,
nell'impeto possente dell'amore,
gridai sovente alquanto disperato:
“Cesira, non hai chiuso il deflettore!”
E lei: “Sennò si soffoca, tesoro!”
“Sì, ma ci senton fino da Bologna!”
Ella indi esclamossi con decoro:
“Pasquale avea di te meno vergogna!”