mercoledì 1 ottobre 2014

L'ora del fucile



Inutile dire che, dopo i mesi di stòppe, ci ho una gran voglia di riprendere il tempo perduto; e, così, eccoci di nuovo qua. Il riposino s'è fatto, ora bisogna darsi parecchio da fare.

Le foto di questo post appartengono giustappunto a quelle scattate durante la pausa e, in mancanza d'altro, con lo smartòfono. Siamo nello scorso mese d'agosto, in una delle rare belle giornate dell'estate di käkka che ha fatto quest'anno, al Lago di Bilancino, nel Mugello; così tanto per ribadire che il vs. Treggista Preferito® riesce ad essere non di rado di un magnifico tempismo, vi ero capitato proprio nel giorno in cui, la mattina, vi avevano ripescato un cadavere, che per somma fortuna non era il mio. 

Mentre mi aggiravo ne' dintorni, un curioso accampamento ha attratto la mia attenzione: trattavasi di un camper tendato con due tizi, decisamente robusti, che bevevano birra. Capisco la descrizione un po' oleografica, però tutti voi avreste detto: sono tedeschi. E, infatti, lo erano. Ma quello che aveva attirato particolarmente la mia attenzione non erano né il camper, né i tedeschi (se fossi stato una donna, diciamo, non mi ci sarei fiondata per nulla); era la motocicletta che corredava tutto l'accampamento. Quella che vedete nella foto, e che continuerete a vedere pure nelle altre.


Confesso candydamente che non avevo assolutamente idea di quale motocicletta si trattasse, e di che casa fosse; senonché, per buona sorte, almeno un tempo le case produttrici ce lo scrivevano sopra. E così comincia questa curiosa storia, che vi porterà a scoprire il perché del titolo. La moto, infatti, è una Enfield.


Se nulla sapevo della moto, il suo nome mi ha subito ricordato qualcosa: Enfield...Enfield...ma non era per caso un fucile? E che ci faceva un fucile sul serbatoio di una motocicletta? Diesel, poi...? Una motocicletta diesel? O magari un fucile a gasolio? Boh! Urgeva informàssegnene, cosa che ho fatto nonostante, allora, il Treggia's Blog fosse latitante.

Ordunque, si deve sapere che l'inglese Royal Small Arms Factory, attiva fin dal 1816 (il famoso Anno senza estate, o Eighteen hundred and frozen to death), sita per l'appunto nel non ridente sobborgo londinese di Enfield e chiusa nel 1988, produceva fucili militari, moschetti e spade. E' nota come RSAF Enfield, e un suo fucile, a quanto mi risulta, è stato in dotazione anche all'esercito italiano. Se sentite il bisogno di edurvi maggiormente sulla storia della RSAF, leggetevi l'articolo Wikipedia e buoni spari; a noialtri, invece, interessa sapere che tale fabbrica di armi aveva, alle sue dirette dipendenze, anche una sezione dedicata alla produzione di cicli e motocicli (originariamente, è chiaro, a scopi militari): la Royal Enfield Cycle Company (in Inghilterra tutto è Royal, e per la RSAF l'appellativo è giustificato anche perché l'azienda era di proprietà del governo).


Fatto sta che la Royal Enfield Cycle Company, ad un certo punto, iniziò a produrre una versione diesel del suo modello di maggior successo; modello che, tanto per ribadire il concetto, si chiamava Bullet (proiettile, pallottola). La Bullet Diesel, però, non era particolarmente un fulmine di guerra, e come proiettile andava pianino: non superava i 60 kmh, poco più di uno scooter. Però non consumava nulla: nemmeno un litro e mezzo di nafta per fare cento chilometri. Quando la produzione, nel 1957, fu spostata interamente in India, il mercato indiano trovò particolarmente adatto quel modello che ebbe un successo talmente grande da far avviare una produzione di massa. La Bullet Diesel fu ribattezzata Taurus, montava un diesel da 6,5 cv su un telaio Enfield e, praticamente, motorizzò a due ruote il subcontinente indiano. Per approdare, un pomeriggio d'agosto del 2014, al Lago di Bilancino a cui praticamente ho visto dare il primo colpo di ruspa perché avevo, nel secolo scorso, la pischella a Barberino del Mugello.


Poco saprei dirvi sull'età del modello; le Bullet, o Taurus, indiane, furono cominciate a produrre nel 1962 a Madras (o Chennai, come si chiama ora). Diciamo che potrebbe essere un modello degli anni '70, con la sua brava targa di Kassel che è pure città gemellata con Firenze (ma, attualmente, i fiorentini credono che la relativa via nel quartiere di Gavinana sia dedicata all'attore Vincent Cassel, l'ex marito della neocinquantenne Monica Bellucci). Resta il fatto di questa moto tutta pò-pò-pò di cui resta l'indimenticabile slogan: Made like a gun, goes like a bullet ("costruita come un cannone, va come un proiettile"). Be' tempi quando i proiettili andavano a sessanta all'ora! Però al lago di Bilancino ci è arrivata, da Kassel; o forse, chissà, l'hanno infilata sul camper.

E siamo arrivati alla musica.

Beh, la canzone che vi propongo stavolta va quasi da sola, anche perché il suo titolo corrisponde esattamente a quello del post. È L'ora del fucile, vale a dire la versione italiana che Pino Masi, nel '71, trasse da Eve of Destruction di Barry McGuire:


Canzoncina dove, no, non si parla di motociclette. Avrei potuto metterci quella famosa, di Battisti, dove si parla di una motocicletta 7 HP, ma preferisco questa.