martedì 18 giugno 2013

La treggia nella Storia (2). "Un'automobile nera, elegante, chiusa"


Sono le 16.15 del 10 giugno 1924. Sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, è ferma un'automobile con alcune persone a bordo; la notano un paio di ragazzini, mentre sta arrivando, a piedi, uomo. Non appena giunge in prossimità dell'auto ferma, gli occupanti scendono, aggrediscono il passante e cercano di prelevarlo a forza. Il passante reagisce e si divincola, buttando un aggressore a terra; ma gli altri lo sopraffanno, lo caricano a forza sulla vettura e scompaiono.

Il passante era il deputato socialista  Giacomo Matteotti.
Gli aggressori, e rapitori, erano gli squadristi fascisti e membri della Polizia Politica Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.


Appartengo a coloro che ancora sentono come pedantesco raccontare la vicenda di Giacomo Matteotti, ed il perché del suo rapimento e del suo assassinio. Ritengo che un simile atto non dovrebbe essere mai dimenticato, né a ottantanove e né a duecento anni di distanza; ma, forse, m'inganno. Su quella macchina "nera, elegante e chiusa", come testimoniarono i giovanissimi testimoni oculari, Giacomo Matteotti combatté ancora furiosamente nelle mani dei suoi rapitori, che lo uccisero abbandonandone il cadavere in aperta campagna, dove fu ritrovato il 16 agosto successivo. Pagò con la vita il coraggio di aver denunciato pubblicamente, in parlamento, le violenze, le intimidazioni e le truffe fasciste; e continuo a illudermi che tutto questo sia non solo ancora pienamente noto, ma anche che sappia dire qualcosa.

La vettura che fu la tomba di Giacomo Matteotti era una Lancia Lambda berlina, quando l'appellativo di "berlina" riportava ancora ad un'elegante carrozza personale. E' la vettura che si vede nella fotografia in alto.

Il luogo del rapimento di Matteotti, sul lungotevere Arnaldo da Brescia.
L'auto ferma è ancora la Lambda, riportata là per le indagini e i confronti coi testimoni.

Siamo nel 1924, quindi tre anni prima dell'introduzione, in Italia, del nuovo sistema di immatricolazione con la sigla della provincia e la cifra progressiva (1927). Nel sistema in vigore dal 1905, la cifra delle vecchie targhe italiane è sì ugualmente progressiva, ma al posto della sigla provinciale esiste un codice numerico, ordinato alfabeticamente, e di colore rosso; in pratica, il sistema non è dissimile da quello dei dipartimenti francesi. In base a tale codice, ad esempio, Firenze è indicata dal numero 25; Macerata dal 34; Milano dal 38, e così via. Dalla foto è possibile, seppure con difficoltà, leggere la targa che fu annotata dai testimoni: 55 - 12169. 55 era l'indicativo di Roma.

La Lancia Lambda risultava quindi immatricolata nel 1922 e la targa permise immediatamente agli inquirenti, guidati da un intransigente e coraggioso magistrato che aveva nel suo nome stesso il suo destino,  Mauro del Giudice, di capire immediatamente di che cosa si trattava. L'auto fu individuata due soli giorni dopo il rapimento di Matteotti: la sera prima, due coniugi, Domenico Villarini e Ester Erasmi, residenti nella zona, l'avevano già vista aggirarsi in modo strano e si erano annotati proprio la targa di cui sopra. L'auto era di proprietà del garage "Trevi" e adibita al noleggio, ma veniva di solito utilizzata dal direttore del "Corriere Italiano", Filippo Filippelli. Il "Corriere Italiano" era un quotidiano filofascista (vi collaborava lo stesso Benito Mussolini), ma era sorto per contrastare l'ala più oltranzista del fascismo; il direttore Filippelli, comunque, era direttamente coinvolto nel sequestro di Matteotti e fu per questo arrestato: aveva consegnato la macchina ai mandati reali, vale a dire Cesare Rossi (capo dell'ufficio stampa di Mussolini) e Giovanni Marinelli (segretario amministrativo del Partito Fascista). Il "Corriere Italiano" chiuse immediatamente: ultimi bagliori di libertà prima della notte fascista che durò fino al 1945.

Notizie posteriori su quell'automobile realmente storica non se ne hanno; a bordo recava ancora tracce di sangue e i segni di un accoltellamento. Una Lancia Lambda elegante e chiusa. E nera, sicuramente, non soltanto per la vernice.

Aggiornamento 14.11.2013

Mi scrive Simone B. da San Casciano Val di Pesa (Firenze): 

" Penso che lei abbia preso come fonte Wikipedia ma in questo caso l'enciclopedia online si sbaglia. Non è l'unica visto che sulla stessa vicenda si era sbagliato anche Indro Montanelli che nel suo L'Italia in camicia nera ipotizza addirittura che l'auto usata per il rapimento di Giacomo Matteotti fosse una Lancia Trikappa.

Il commando dei rapitori, guidato da fiorentino Amerino Dumini, non usò una Lambda ma bensì una ben più comune Lancia Kappa. Troverà molte conferme facendo una semplice ricerca su Google. Benché molto più veloce una Lambda non era proprio la macchina più adatta ad un rapimento in virtù della sua estrema riconoscibilità. "

Anche in questo caso ringrazio di cuore Simone per la precisazione e inserisco immediatamente l'aggiornamento del post stabilendo un'apposita categoria per la Lancia Kappa.