giovedì 20 dicembre 2012

Sanfrediano


Questo post è dedicato ai Sanfredianini vecchi e nuovi che stanno tentando di salvare il salvabile nel quartiere delle ragazze di Vasco Pratolini. Se volete seguire la questione, e ve lo raccomando, andate a vedere sul blog Kelebekler dove, fortunatamente, se ne "habla mucho" a cura di un sanfredianino di Città del Messico.

Siamo, qui, in Sanfrediano; vale a dire, quel che di Firenze ancora non è stato del tutto espulso dal centro e trasferito nelle periferie. Però ci stanno provando, grazie naturalmente a quella specie di "sindaco" che ci siamo ritrovati (si, sto parlando proprio di lui, di Matteino il Rottamaiolo). Il progetto per "normalizzare" anche Sanfrediano prevede i soliti ingredienti: il megaparcheggio sotterraneo in piazza del Carmine, la qualificazione economica (= consegna alla speculazione, agli "appartamenti di prestigio" e alla paccottiglia del turisticume) e, ovviamente, anche l'invasione di bus turistici e pullman di modo che, presto, accanto ai localini di merda che già imperversano nel quartiere si possano avere tante belle pizzattàglio e compagnia bella. Uno scenario che Renzi e Co. stanno preparando con cura, se non fosse che in Sanfrediano ancora qualcuno ha la pellaccia dura e ha deciso di opporsi. Il Treggia's Blog, che è un blog "di strada" che trova quasi sempre linfa proprio nelle periferie in cui le città vengono ricacciate, è con questa gente di un centro che si ostina a non morire e a mantenere le proprie caratteristiche e la propria storia. La quale si esprime, ad esempio, anche nel modo che qui andiamo a vedere.


Siamo in piazza Torquato Tasso, una piazza di giardini, di gente fucilata dai fascisti, di Bruno Fanciullacci che qui aveva casa, di vita che non cede. Proprio una mattina d'autunno in cui chi si oppone alla scomparsa del quartiere aveva deciso di dare e darsi appuntamento; e il vostro Treggista Preferito® c'era. E se c'è il Treggista, ci sono anche le tregge; quelle di Sanfrediano, che non sono come le altre. Solo in Sanfrediano si possono ancora vedere cose del genere, che riportano ad epoche remote forse ben più di una supercar degli anni '30 tutta lucidata e tenuta in garage di lusso. Queste cose qui, invece, sono davvero la Firenze popolare di una volta, che ancora qui esiste. Due ciclocarretti in piena regola.

Il ciclocarretto era il mezzo principale della bottega artigiana, di qualsiasi tipo. Se ne vedevano tanti in giro, una volta, a Firenze; tutti col classico omìno col berretto che vi portava, dentro, letteralmente di tutto. Quasi sempre fabbricati a mano, con legnaccio di riporto e pezzi di altre biciclette; se ne occupavano, a loro volta, altri artigiani (i "biciclettài") oppure ci pensava da solo il proprietario servendosi dal rigattiere. Ecco, nella Sanfrediano del 2012 se ne possono vedere ancora un paio insieme, e mi sia permesso di dire che sono rimasto letteralmente commosso. Non pensavo, sinceramente, che ne esistessero ancora; ma non mi stupisce per nulla d'averli trovati proprio qui. Tra le altre cose, mi è sembrato d'averne avvistato un altro a brevissima distanza, in via Gusciana, e non mancherò certo di farci una spedizione.

I ciclocarretti di piazza Tasso formano, poi, una singolare "composizione" con una Vespa che, pure, è del tutto "sanfredianina" e merita d'essere conosciuta. La si vede già bene nella prima foto in alto, accanto al primo ciclocarretto, il che ci dà modo di constatare che è una classica Primavera 125 del 1984.


La vera Vespa sanfredianina 'e cià i' ròcche addosso, addirittura col famoso gruppo dei "Chi" (questo vorrebbe in fondo dire "The Who": "I Chi", in fiorentino pronunciato ihì oppure dehù in forma ingrèse). Ebbene sì, la storica bènde di Tommy e Quadrophenia trova qui ancora indefessi estimatori; ma non bisogna scordarsi che siamo nel quartiere dove sorgeva l'Universale, l'unico cinema al mondo dove s'entrava in sala, appunto, direttamente con la Vespa.

Non solo i' ròcche addosso la cià la 'Espa sanfredianina; ella ribadisce anche, concisamente, lo stato attuale del quartiere renziminacciàto. "Zona infestata da teste di cazzo", come recita l'adesivo apposto sul pararuota. Migliore e più stringata definizione per i qualificatori del quartiere, con annessi parcheggi sotterranei e bus turistici al seguito, non potrebbe essere concepita; a noialtri il compito di occuparci una buona volta della disinfestazione, e di quelle sòde.