sabato 14 luglio 2012

Dare figli alla patria!


Questa Fiat 508 "Balilla" del 1934 la avete già vista. Esattamente qui, in mezzo a parecchie sue coeve; naturalmente c'era di mezzo Mark B., e altrimenti non poteva essere. Stavolta, però, è toccato a me beccarla personalmente di persona, e una macchina del genere la si fotografa anche per quindici volte di seguito, se necessario. Tanto più che è, a tutt'oggi, la "FI" più vecchia che abbia mai visto coi miei occhi (non la più vecchia in assoluto, però le altre avevan targhe di altre province), ed in più, passando davanti a un certo garagino del quartiere di Gavinana di cui si avrà a riparlare presto, l'ho pure beccata agghindata da matrimògno. Sfido chiunque a analizzarne la carrozzeria con un microscopio a scansione e a trovarci una particella elementare di polvere (che so io, un polverone di Higgs, detto anche polverino di Dio). 




Debbo dire che, al sottoscritto, vedere una Balilla matrimoniale fa un po' uno strano effetto. Siccome la Fiat, come dire, ci aveva col fassìsmo un certo rapportino idilliaco (la 508 fu presentata per la prima volta direttamente al Dvce, e non è certo a caso che si chiamasse "Balilla" e non, poniamo, "Bakunina" o "Leninella"...), mi fa venire a mente quei matrimonioni del Ventennio in cui le gagliarde & italiche donne dovevano starsene in casa, soggiacere ai voleri del marito, occuparsi delle faccende domestiche e, soprattutto, dare figli alla patria. La patria aveva parecchio bisogno di figli; c'era da assicurare l'avvenire della Nazione (e magari anche del Resto del Carlino...), dare braccia all'agricoltura autarchica e, una volta compiutisi i sacri destini, farne carne da cannone. Cosa che, puntualmente, avvenne circa sei anni dopo l'immatricolazione di questa autovettura. FI 16676: estate 1934. Mia madre non aveva compiuto nemmeno un anno di età. Settantotto anni.


Naturalmente, ai giòvini sposi che avranno deciso di coronare il loro sogno d'amore e di formare una famiglia a bordo di quest'avita e lucidissima treggia, vanno tutti i miei migliori auguri (però debbo dire che porto uno scùlo tremendo). Però l'impressione resta: sposo all'altare che fa il saluto romano, prete con le insegne littorie, visita nuziale all'Altare della Patria, e poi giù a dàgnene di buzzo buono. Ach so, forse mi sto un pochino inacidendo nell'invecchiare; fra un po' divento balsamico!