martedì 24 aprile 2012

La Memoria


E' la foto di un gatto nero sotto un automezzo, questa. Di un gatto nero e di un'ombra. Il gatto è del tutto simile al mio, anche se i gatti sono tutti unici e differenti; il mio, in questo momento, mentre sto scrivendo, dorme sul letto. E mi piace guardarlo. L'automezzo non è una "treggia", è un furgone moderno. Siamo dentro una stazione ferroviaria, in un'area che, normalmente, è vietata all'accesso. Casualmente, qualche domenica fa, avevano lasciato il cancello aperto.


La Memoria sembra essere come una ferrovia, ci si viaggia sopra e, a volte, ci si deraglia. Ci sono poi i mezzi ferroviari che servono a posare le traversine, come questo qua. Non ne avevo mai visto uno da vicino, fermo. Spesso lavorano di notte, e nessuno li vede proprio. Per un momento ci sono rimasto come incantato; mio nonno era un ferroviere, e per i treni ho una passione smodata. A bassa velocità, certo; ma mi sono sentito un bambino, davanti a quel mostro giallo. Con la voglia di mandarlo io; e sí, che una volta, mi è riuscito per davvero di guidarlo per davvero, un treno. Lo so che nessuno ci crederà, ma la cosa non rappresenta un problema.


Non ha targa. Potrebbe essere stato costruito pochi mesi fa come chissà quanti decenni or sono. Pianta binari e traversine, e piantate dentro abbiamo delle storie, le storie della nostra vita. Ieri, in un post qualsiasi, me n'è venuta da raccontare una, dolorosa. Un ricordo lontano, deragliato. Poi qualcuno mi ha mandato delle cose, delle quali non intendo parlare più; il deragliamento aveva fatto sí che avessi sbagliato una data per un paio di giorni, e dimenticato alcuni particolari. E il mostro giallo, ora, si porta via ogni cosa. Ho usato parole dure. Le userei ancora. Ma è bene, sí, che si porti via ogni cosa.


Non so se ce ne saranno ancora, nel TB, di "tregge ferroviarie". E nemmeno se ci saranno altre storie non legate direttamente alle autovetture. Oppure chissà; non so nemmeno dove mi stia portando quel che sto scrivendo, e forse è meglio così. Sul posatraversine non saprei dire altro, a parte invitare a guardare queste fotografie che, come la Memoria, portano verso un nonsisaddove. Non ha tempo. Non ha termine, e va oltre il buio. 


E resta un gatto con gli occhi lucenti.