martedì 17 gennaio 2012

È primavera





È successo così. Poche sere fa, ero a mangiare da un'amica, ed è un'amica che i Treggisti conoscono bene: si fa chiamare Dora, anche se non è quello il suo vero nome, e sin dagli inizi del TB è una delle più assidue segnalatrici di tregge. Il fatto è che non si è mai procurata una fotocamerina che sia una; altrimenti sarebbe an accomplished treggist, parola mia. Ogni tanto ricevo da Dora un messaggino SMS che mi segnala i suoi avvistamenti, e faccio rotta sulle coordinate che mi ha indicato. Ma Dora ha un'altra caratteristica, assolutamente unica: possiede infatti la capacità di influenzare il reperimento di tregge con la sua presenza. Si va qui, naturalmente, nel soprannaturale; ed è bene ricordare che il Treggista Militante®, anche se ostentatamente razionalista e scettico, quando si passa nel campo delle tregge diviene all'istante un concentrato di ritualità, scaramanzie, superstizioni e misteri tale da far impallidire Voyager. Ma il fatto è che, ad esempio, la famosa serata dicembrina della stradina insignificante dove ho reperito tre tregge che hanno salvato me e il TB da una crisi che pareva irreversibile, ero a cena in una pizzeria proprio con la Dora; e l'altra sera, appena uscito da casa sua...ma andiamo per ordine.

Dora abita in un posto bellissimo e piacevolmente inquietante. Stradine suburbane antichissime, ville stupefacenti, boscaglie fitte, casette in fila, lampioni nella nebbia, conventi abbandonati, muri alti ai lati, giardini nascosti. Per andare da lei, e per tornarmene via, potrei benissimo fare delle comode strade, comode quanto anonime; come accade spesso a Firenze, dei luoghi di fantasmagorica bellezza confinano immediatamente con la periferia più squallida, specie vicino alla Piana violentata. Si passa dall'unico al mondo all'orrore nel giro di pochi metri. Va da sé che il sottoscritto si rifiuta di passare dalle comode strade fin quanto gli è possibile; s'impelaga nei labirinti anche ad ore impensabili, e bisogna conoscerli davvero bene. Capita però anche al Treggista Militante® qualche défaillance; l'altra sera, insomma, ho sbagliato strada. Ho girato a destra nella strada prima di quella che avrei dovuto prendere; e mi sono ritrovato in un bel cul-de-sac. Senza possibilità di fare manovra: marcia 'ndrè, insomma. E proprio mentre ero impegnato in un'interminabile retromarcia, ecco che mi si para davanti la Primavera. Tutto questo non è soprannaturale? Perlomeno, è il soprannaturale che m'interessa. Non mi importa un fico secco della profezia Maya, di John Titor, dei Templari e di Rennes-le-Château, ma di trovare una treggia del genere doroinfluenzata, sì.

Una nottata a dir poco polare; quattro o cinque gradi sotto zero, un venticello diàccio da congelare il midollo dell'ossa, il buco più profondo dell'inverno: gennaio. Con tre maglioni addosso uno più peso dell'altro. Eppure, la primavera lontana, per tramite della Dora, ha voluto mandarmi un segnale nella notte. E, aggiungo, questo segnale non poteva essere rappresentato altro che da un T2 addobbato con palmizi, nuvolette, fiorelloni, col sole, con l'arcobaleno splendente. Un delirio che mi ha fatto alzare la temperatura interna di parecchi gradi, e commosso quasi fino alle lacrime. Nel buio più buio, in una strada deserta e spettrale presa per sbaglio. La Primavera che fa irruzione nel gelo e lo spazza via. C'è stato, poi, da ributtarsi nell'invernaccio per tornare a casa, e da uscire da quelle strade del tempo sospeso sul limitar della foresta; occhi invisibili mi guardavano, e facevo parte d'una congrega di spiriti immersi nel nonsenso del calore prossimo, inesorabilmente, a venire.