sabato 27 agosto 2011

Parecchio meglio di Bersani (ma non di Lazzaro Ponticelli)



La bella Mercedes W113, vale a dire una Pagoda, che vedete nella foto è tutto ciò che resta di una serie di fotografie andate a male per scaricamento della Kodak. A volte, purtroppo, succede; e menomale che almeno due se ne sono salvate. Il luogo è altamente interessante: si tratta della principal piazza di Bettola, provincia di Piacenza della quale rappresenta una delle località storiche. La Pagoda con targa alessandrina (del 1973, ma potrebbe trattarsi di una ritargatura), le cui terga sono andate perdute a causa dello scaricamento di cui sopra, faceva parte di un gruppetto di sue simili che si erano raunate in piazza, probabilmente a sommo studio in una bella domenica della scorsa primavera; difficile se non impossibile sarà rincontrarle.

La cittadina di Bettola dovrebbe essere nota per mille cose; attualmente, ohimé, è però conosciuta più che altro per aver dato i natali al segretario di un indistinto blob di politicanze, di cui forse non mi ricordo neppure il nome. Si tratta, come tutti avranno immaginato, di tale Bersani; sarebbe senz'altro preferibile ricordare Bettola (assieme ad altre località della provincia piacentina, come la mitica Pontenure) per le mille e mille storie di emigrazione in Francia. Tra queste, quella di Lazzaro Ponticelli.


Lazzaro (o Lazare) Ponticelli nel 2006, all'età di 109 anni.

Invece di conoscere Bersani, sarebbe meglio conoscere la storia di questo bettolese (in realtà era nato a Groppoducale, una frazione di Bettola, il 7 dicembre 1897) emigrato in Francia. Alla sua morte, avvenuta il 12 marzo 2008 all'età di quasi 111 anni, era l'ultimo sopravvissuto della Grande Guerra, dove aveva combattuto sia per l'Italia che per la Francia (nella foto, infatti, lo si vede in mezzo a due giovani vestiti con le uniformi tedesca (a sinistra) e francese (a destra) della guerra '15-'18 (il bello gli è che, fra poco, nel '15 e nel '18 ci saremo di nuovo, un secolo dopo). L'ultimo fante, l'ultimo poilu. Divenuto un imprenditore, in Francia dove visse sempre fino alla morte, non amava parlare di quella sua esperienza, di quel massacro; soltanto nell'estrema vecchiaia ebbe a pronunciare parole decise contro la guerra, rifiutando i funerali di stato che gli erano stati offerti. Nel 1942 collaborò anche con la Resistenza francese contro gli occupanti nazifascisti.

Ecco, anche con una semplice autovettura si può andare a parlare di queste cose, ricordando e onorando chi lo merita davvero; è la funzione più alta che riconosco a questo blogghino, che è però, a modo suo, uno strumento di memoria.