sabato 20 agosto 2011

Heri dicebamus



Veramente non è poi così tanto heri; facciamo pure heri l'altro e anche qualcosina di più. Nulla da fare: quest'estate treggistica è andata così. Non che non abbia seguitato a fotografare (e a farmi sfuggire fior di tregge, compresa ieri -questo sí, proprio ieri- una 1100 del '54 o '55 che mi è sfilata sotto il naso sul vial dei Colli); gli è che si è -come prevedibile- manifestata una crisi piuttosto profonda negli inserimenti, dovuta al non saper letteralmente più cosa scrivere di non banale e standardizzato; e, per chi mi conosce almeno un po', sa che per me questa è una piccola tragedia. Avessi voluto fare un semplice blog fotografico sarebbe stato tutto più semplice; ma quello che veramente "fa" il TB non sono soltanto le fotografie.

Però, in frangenti del genere, bisogna provarci; anché perché mi arrivano mail, come ad esempio dall'amico Fabrizio di Genova (ma anche da altri) che manifestano del dispiacere. Un blog non è un album privato che si tiene in un cassetto; un blog è esporsi e manifestarsi, sia pure attraverso la particolare formula dell'Asocial Network. Quindi, come dicebamus heri, sarà bene sputarsi sulle manone e darsi da fare. Give yourself to do, for the misery!, come sentii dire parecchi anni fa ad una ragazza italiana su un doubledecker londinese ad un coetaneo britannico che la guardava non capendo ovviamente nulla nell'idiomatismo italiano reso alla lettera in inglese dalla fanciulla. Poi, siccome stavo ridendo fino alle lacrime, mi toccò spiegare il tutto in francese alla mia fidanzata di allora, che era di Charleville-Mézières.

Tutta questa gran po' po' d'introduzione è servita senz'altro a riempire questo "post di rientro"; rischia però di mettere in ombra quest'assai luminosa Fiat 128 familiare del 1977 per la quale, all'inizio di quest'estate, ho addirittura fermato il conducente in mezzo di strada. Ha l'importante funzione di rimettermi sulla strada del Treggia's Blog, e non è poco.