mercoledì 29 dicembre 2010

In su i' cacar de' polli


La colorita espressione fiorentina in su i' cacar de' polli, evidente calco da analoghe espressioni anglotedesche come on poultry's shitting o bei Hühnerscheißen, indica qualcosa che si fa o che accade all'ultima ora; la sua corretta pronuncia, tra l'altro, porrebbe al forestiero soverchie difficoltà: ["in'su "ikka'χar "de'φolli]. È ben nota l'abitudine degli abitatori de' pollai di dedicarsi alla sana evacuazione quotidiana poco prima del tramonto; poi, secondo i ritmi naturali, tutti a dormire (ovvero a letto con le galline, abitudine condivisa peraltro dal premier Silvio Berlusconi e dal suo entourage). Insomma, tutta questa popo' d'introduzione linguistico-avicola perché, a due giorni dalla fine del 2010, ho finalmente trovato la mia prima Fiat 128 "personale".


Era diventata, in effetti, una delle principali barzellette del TB, oramai gràvido di centoventotti, ma tutti procurati dai collaboratori sparsi per il Vítelíú; la sera di questo 29 dicembre, invece, il destino ha voluto farmi un regalo, e in una lunga strada che si sta rivelando sempre più una miniera di Tregge (ivi compresa quella che è probabilmente la principale Treggia Perduta del blog; ma ne parleremo un'altra volta. Mi sono poi consolato ampiamente trovandovi la DeLorean). Nel TB il destino si chiama usualmente Dio dei Bivi; lavora sempre a pieno ritmo, e nel farmi trovare la mia prima 128 (rossa scorticata, di 2a serie del 1973) me ne ha fatta trovare una, decisamente rara, a due porte:



(NB: Come sempre in questi casi, specifico che la vettura si trova regolarmente e legalmente parcheggiata su uno spazio disabili, essendo munita dell'apposito contrassegno personale).

Insomma, non sto neanche a dirvi l'emozione e la gioja per l'avvenuta cancellazione di cotal cruccio che m'attanagliava; a tale riguardo, debbo dar conto anche di una piccola crisi di sindrome del Treggista (che non sarà mai di moda come quella di Stendhal, e sulla quale non faranno mai un film con Asia Argento - al massimo massimo con Topolino Amaranto). Tale sindrome colpisce il Treggista quando avvista una Treggia parcheggiata, particolarmente se a lungo desiderata. Nel pur breve intervallo che intercorre tra la percezione, l'inchiodata (con i relativi inviti a recarsi colà dove il sole non batte, da parte dell'automobilista che segue) e un parcheggiaccio alla bell'e meglio con le doppie frecce, il Treggista teme che la Treggia avvistata scompaia. Che il proprietario, in quel breve periodo, arrivi, metta in moto e se ne vada lasciando il Treggista col suo berrettone di lana blé e la Kodak, e con uno stato d'animo che viaggia nella terra di nessuno tra la desolazione e il mòccolo più cruento. Fortunatamente non è stato il caso di stasera, ma posso assicurare che m'è successo non poche volte. Scampato pericolo; la sindrome stavolta l'ha pigliato nel boccino, ed ecco quindi altre foto della 128 a du' porte rossa scartavetrata: