giovedì 4 novembre 2010

Il quarto d'ora di follia del Treggista (1)





Qui inizia il resoconto esatto, che durerà tre post compreso questo, di un autentico quarto d'ora di follia che, alcuni giorni fa, ha colto il vs. Treggista Preferito® mentre riaccompagnava a casa un'anziana e gentilissima signora che lo aveva aiutato a dare una pulita alla casa. Un autentico ciclone, peraltro, la signora Anna: stile, per intenderci, la tizia del Nelsen Water che arrivava a casa, puliva tutto ma di solito tralasciava il vaso perché, appunto, ci pensava il prodotto. Poiché la conosco bene, l'ho invitata a stare a mangiare qualcosa da me, e poi mi son messo in macchina per riaccompagnarla.

Ora dovete sapere che, nella piazzetta dove c'è uno de' barri dove vo di solito, situata in prossimità di uno degli snodi del traffico più spaventosi di Firenze (e c'è pure la tranvia di mezzo), c'è un cancelletto sempre chiusin chiusino. Mai una volta che lo abbia visto aperto. Non sapevo nemmeno che menasse da un carrozziere; e qui dev'essere intervenuto il Dio dei Bivi in versione oculistica. Non avendo quel che si dice un occhio di lince, non riesco ancora a capire che cosa mi abbia fatto percepire da 200 metri di distanza (più che vedere) il cancelletto aperto, e in fondo al cancelletto un cortiletto, e in fondo al cortiletto il culo scassato assai della Lancia Flaminia del 1961 che vedete nelle foto.

È cominciata qui la follia. Con la signora Anna si stava parlando di tovaglie da lavare, e anche d'un tappetino del bagno sul quale crescevano oramai gli champignon, e del quale lei s'era presa cura per restituirlo a vita nuova da secolare squallore. All'improvviso, come mi sono accorto della Treggia, senza dire niente ho fatto uno scatto a diritto (normalmente dovrei girare a destra), trapassando l'incrocio come se niente fosse e inforcando il cancelletto aperto a velocità smodata (Ludicrous speed, come è nell'originale di Balle Spaziali)


We brake for nobody, insomma. La signora, che non si rendeva minimamente conto, mi guardava inorridita con l'aria di dire: "Aiuto, è impazzito". Anche perché la frenata che ho fatto davanti a due carrozzieri altrettanto inorriditi e pronti a impugnare i fucili in dotazione è stata paragonabile a quella dell'astronave nel film di Mel Brooks. Al che sono sceso inforcando la Kodak e rivolgendo ai due, già pronti a menare, una chiarissima spiegazione del tipo scussatsononappassionatdemacchinevekkfoddufòto. E clicche, e clicche, mentre la signora Anna si faceva ostentatamente il segno della croce e faceva cenno ai due carrozzieri di prepararsi a chiamare la neurodeliri. Ma non è finita qui, non è che non è finita qui...

(1. continua)