venerdì 23 aprile 2010

Tregge parallele





Le tregge, a volte par che si chiamino. Mi spiego; non è la prima volta che mi succede. Passo da una strada qualsiasi, e ne trovo una parcheggiata; nel caso specifico, il Cinquino tetesko del post precedente. Scendo dal mezzo in cui mi trovo, mi piazzo, fotografo incassando a volte qualche sguardo un po esterrefatto (o interrogativo; per quanto sia un gesto insignificante, per la gente non rientra negli schemi osservare un tizio che fotografa delle automobili) e festa finita. Poi mi accorgo all'improvviso che a pochi metri c'è un'officina aperta, e l'istinto di treggista mi spinge ad entrare. La solita, familiare, rassicurante penombra dei vecchi meccanici di sobborgo, e il loro silenzio. E, in un angolo, c'è molto spesso qualcosa: come questa Lancia Fulvia del 1972 tutta bardata da rellì, Sanremo e numero novantasei, e anche qualche particolare ricordo strano che ai suoi tempi seppe essere doloroso. Tregge parallele, chiamate, associazioni e la penombra che sfuma mentre risalgo e proseguo; cose che accadono quando non ci si ferma volentieri all'apparenza delle cose.