giovedì 15 aprile 2010

Eh, Lei.






Eh, Lei. L'Ombra d'Argento. Non te l'aspetti mai; è roba da film. Va bene sulla Promenade des Anglais, a Montecarlo, fuori dall'ippodromo di Ascot o nei film di Geims Bònde; se proprio ti piglia un impeto popolaresco al massimo grado, te la immagini sotto il culo di Ambrogio e della Contessa. Non ti immagini, mentre stai a fare il tuo solito giro di servizi sociali, di trovartene una davanti in una contrada di una piazza Savonarola qualsiasi, davanti a un muro impiastricciato dall'incomprensibile tag di un writer. Lì, maestosa, fuori dal tempo e dallo spazio. E fa, inutile negarlo, una certa impressione. Tuttora. Incute soggezione e distanza. Non ti puoi figurare nessuno alla guida che non sia un inappuntabile chauffeur con il berretto. Sui sedili posteriori non puoi immaginarti altro che un'elegante e ricchissima vecchia signora, oppure un nobile uomo d'affari che se ne va davvero per gli affari suoi, se invece di trovarsi a Cannes, all'ippodromo o sul lungolago di Ginevra ha scelto, per farsi beccare dal Treggista sociale, una strada qualsiasi di Firenze. Firenze, poi; andrebbe pur bene se fosse alla festa della marchesa Braccobaldi o del barone Riccastri, e invece se ne sta lì parcheggiata fra i sùvvi e le smàrte, fra le clìe e le micre. Come ingaglioffata. Il Treggista scende e la fotografa con estrema deferenza e compìto rispetto; ci manca solo la riverenza. E anche nel più incallito fotografatore di pande, di cinquini e di maggiolini scatta un certo nonsocché al cospetto di Lady Rolls-Royce.