lunedì 5 aprile 2010

Dunologia




Per una Fiat Duna berlina, no, non vale nessun "paletto", nessun limite. Non vale il principio delle targhe quadrate o arancionere (che, del resto, non potrebbe avere). La Duna è nata treggia. Anche appena uscita dalla sua fabbrica brasileira, era già LA treggia per antonomasia; da qui la decisione di dedicarle una categoria a sé stante.

La Fiat Duna è, sospetto, oramai un modus vivendi. Non se ne vedono più tante a giro, ma chi ne possiede una si priverebbe, credo, più volentieri di una libbra di carne viva come nel Mercante di Venezia shakespeariano. Tra quindici o vent'anni la Duna troverà finalmente la sua sublimazione, facendo sospirare e esultare il treggista del 2030; nel frattempo, è compito del Treggista contemporaneo documentarne precisamente l'esistenza e la sopravvivenza, fotografandone rigorosamente gli esemplari che ancora dùnano imperterriti. Ché, sicuramente, la vettura doveva sopperire con la robustezza a certe sue altre caratteristiche che l'hanno resa, probabilmente, la vettura più presa per i fondelli della storia.

Il Dunista, però, di tutti questi frizzi e lazzi si sempre olimpicamente impippato. Ostenta la sua Duna come una Bugatti o una Tucker, e attende il momento della rivincita. Un numero intero della Manovella dedicato, verso la metà di questo secolo, alla sua gloriosa vettura che ne ha dovute sopportare di tutte (ivi compreso un'indimenticabile spot pubblicitario). La parcheggia in una strada qualsiasi, una sera qualunque, e quando passa casualmente il Treggista è a lei che costui si dedica, sdegnando tutte le belle macchinine moderne che le stanno accanto; e questo vorrà pur dire qualcosa.