venerdì 12 marzo 2010

Com'è triste Venessia



Una delle più belle battute che io conosca, credo di Dario Fo, dice: Chi dice "Com'è triste Venezia" si vede che non ha mai visto Monfalcone... Ora, però, senza tirare in ballo troppo la presunta tristezza delle località dell'alto Adriatico, e anche considerando che la povera Venezia dovrà pur avere qualche legittimo momento d'allegria in barba a Charles Aznavour, devo dire che, a me, quando vedo una macchina targata Venezia mi viene sempre da scompisciarmi dalle risate. Non ne posso fare a meno. È automatico. È come vedere una barca a motore con la sigla di Aosta (eppure ci dovrà pur essere!). Comincio a vedermi il Cinquino tirare fuori l'elica nascosta e lanciarsi per i rii e i canali assieme ai motoscafi e ai vaporetti. Mi vedo il sior Ballarin coltivare i peòci nel bagagliaio, o qualche baldo giovanotto in maglietta a righe orizzontali farne una specie di gondoèta dei poveri, un giro 2 euri e quando mi stanco accendo il motore e vo in tasca al remo....insomma, cose del genere. La città di Venezia, con la sua particolarità, catalizza sempre tutto e fa scordare che ha pur sempre una provincia, che c'è Mestre, un entroterra, l'allegrissima e saluberrima Porto Marghera...insomma, tutte le macchine che si vogliono. E la provincia di Venezia ha infatti sfiorato la lettera A: si è fermata, l'infausto 7 luglio 1994, a VE 966684. Il qui presente Cinquino, emigrato in riva all'Arno, è invece del 1971.