lunedì 8 febbraio 2010

Goodyear




Più vo avanti col TB, e più mi convinco che 'sto numero 17 ci abbia qualcosa di magico & soprannaturale, ci abbia. Sicuramente, il Treggista è φύσει una persona sensibile al fato, alle càbbale e alle numerologie (ed è anche per questo motivo che non considero chi fotografa vecchie auto oscurandone la targa un vero Treggista), ma ora 'sta storia del 17 comincia davvero ad assumere contorni inquietanti. Non bastasse Firenze, ora ci si mette anche Modena; e Modena, automobilisticamente parlando, non è un posto qualsiasi. Non parlo tanto della Ferrari (il mio antiferrarismo viscerale è notorio), quanto di una città dove il motore, la màcchina, la mòto, l'odore d'olio bruciato e di benzina e il rombo all'avvio sono stati e sono pane quotidiano, se non fosse per quel degenere figlio chiamato Guccini Francesco che non ha manco la patente di guida (e sarà fors'anche per questo che insiste tanto su Pàvana?)

Il cinquino mudnés qui fotografato in un personalmente curioso angolo di Firenze (dico "personalmente curioso" per motivi strettamente personali, appunto) è peraltro altamente interessante anche al di là del 17. Per il colore, innanzitutto: tra tutte le centinaia e centinaia di cinquini che ancora circolano per le nostre strade, è rarissimo vederne di questa gamma di celestino. C'è poi la scrittona "Goodyear" sul cofano posteriore, che su una vettura del genere va letta rigorosamente gudìar o, meglio ancora, gudìa. Dé, vo' mèètte! Ai tempi del povero Lorenzo Bandini, di Graham Hill (graamìlle), di Fittipàrdi, di Crei Regazzoni, di Jody Scheckter (giòdi scèster), di Nihilàuda, di James Hunt (gèims ant) e del friburghese Jo Siffert, cioè di quand'ancora la Formula Uno era degna d'essere seguita prima che morisse assieme a Gilles Villeneuve (cui l'altro modenese Claudio Lolli ha dedicato una canzone), era comunissimo che i catorci quotidiani di tutti noi (e non importava che fossero àbarte) recassero scrittone "da macchina da corsa", quali che fossero: ed eccone un superstite esempio. Si vocifera che qualcuno, in un impeto di originalità, avesse messo sulla sua Bianchina la scritta dei Preservativi Durex (beh, difficile che dei goldoni fossero chiamati "Smencex" o "Floscex"...), che per anni servirono da sponsor a non mi ricordo qualche macchina di Formula Uno; si sprecavano anche le varie sigarette, Marlboro in primis (pronunciare: malbòro o marbòro), quando il fumo non era stato ancora messo all'indice come principale causa della rovina dell'umanità; ed io che sognavo di vedere una 500 con il "logo" delle Esportazione col filtro...