giovedì 24 dicembre 2009

Umanizzazione




Da nuova, oppure da recente, ogni Mercedes è una macchina assolutamente odiosa. Grande, media o piccola che sia (ricordo che anche la Smart è una Mercedes), non mi è mai riuscito di farmene piacere una che fosse una; naturalmente non sto parlando di tutte le sue riconosciute doti (robustezza, affidabilità, prestazioni, ecc.), ma di ciò che mi ispira. Boria. Prevaricazione. Superbia. Squali industriali tedeschi dal passato nazista, come quel famoso Hanns-Martin Schleyer che il New York Times definì The caricature of an ugly capitalist, e che a un certo punto incocciò nella Rote Armee Fraktion. Nel caso degli ultimi modelli, fra SUV, Class A eccetera, a tutto questo si è unito anche un insopportabile fighettismo.

Da vecchia, però, una Mercedes si umanizza. Non sempre, certamente; ma non è comunque un caso raro. Certamente sto pensando alle vecchie Mercedes balcaniche, da film di Kusturica o di Tony Gatlif; colorate, scalcagnate, coi sedili rivestiti di pelle di finto montone (o anche vero, chissà). Oppure a quelle che giravano senza targa nella Managua degli ultimi giorni di Somoza, o nella Sarajevo assediata. Oppure ancora, a quelle che si vedono nei campi Rom; e prima o poi, in qualche modo, mi riuscirà di entrare in un campo a fare quello che, forse, sarebbe il mio Treggia Tour più importante. Certo, con questi chiardiluna di diffidenza, di razzismo e di pogrom non sarà facile; ma, magari, anche un blogghino di periferia dedicato alle vecchie autovetture potrebbe dare il suo soldino per fare qualcosa di diverso.

Per l'intanto, anche i TT "ordinari" offrono ogni tanto qualche esemplare di vecchia Mercedes umanizzata, come questa. Questa ci ha l'adesivo con l'ancorotto. Oddio, per essere del tutto umanizzata dovrebbe essere ben più sgangherata, o comunque meno tenuta a puntino; ma gran parte della negatività se n'è fortunatamente andata. Altrimenti non mi sarei fermato nemmeno a fotografarla, questa W123 200.