lunedì 19 ottobre 2009

Linea gotica




Chiunque, leggendo il titolo di questo post, abbia creduto che con linea gotica mi riferissi all'aspetto di questa vettura, sta evidentemente facendo acqua; questo post si chiama così perché siamo veramente sulla Linea Gotica, sull'Appennino bolognese in un posto che non vi dirò ma che è sul serio lassù per le montagne. Un fine settimana passato da amici che hanno una casa in un posticino bello sperduto, come si può vedere dalla stradina di montagna lungo la quale, come un'autentica visione, mi è comparsa questa stupefacente Treggia extraterritoriale parcheggiata sul ciglio. Giù in pianura faceva ancora caldo (l'ultima giornata di caldo per quest'anno), e lassù si pelava di già dal freddo; poi, all'improvviso, il gelo è calato anche in pianura, e addio anche all'ultimo rimasuglio d'estate.

Rimpiangendo la bella stagione che se n'è andata, e ricominciando l'annuale conto alla rovescia, è oramai chiaro che il destino del Treggista è quello di trovar tregge anche nei posti più improbabili; sei in un posto che se proprio non è in culo al mondo molto vi si avvicina, pensi al massimo alle castagne e ai funghi che ti aspettano, ed ecco che -paff!- la Treggia ti viene a trovare. Non passava nessuno. Con tutta probabilità non sarebbe passato più nessuno per il resto della giornata (e della notte non parlo neppure). Ci sono passato proprio mentre la Bianchina giardinetta blé, targata Bologna perché siamo in provincia di Bologna, era lì bel bella. Come se mi avesse dato appuntamento: Oh, guarda, son qui, cerca di capitare nel momento giusto! E, infatti, ci sono capitato. Sulla Linea Gotica, libero di inchiodare ché tanto non mi avrebbe tamponato nemmeno una lumaca senza il guscio, e di ragionare a ruota libera persino sul bellissimo esemplare di vecchia targa quadrata in plastica con la tipica bombatura del tempo. Le vecchie targhe quadrate, specie se costrette in portatarga artigianali che non le contenevano alla perfezione, tendevano a bombarsi; è una cosa particolarmente evidente sui vecchi Cinquini. E sulle Bianchine; questo ne è uno degli esempi più clamorosi.


Immerso in questi profondissimi pensieri esistenziali, e oramai tirate le regolari tre foto fronte-lato-retro, mi sono avvicinato alla vettura per vederne l'interno. La vera treggia di campagna in versione montanara, con tanto di secchio di vernice, ma non priva di un suo composto ordine. Poi gli occhi mi sono caduti su un piccolo particolare, che risulta evidente dalla foto, e che sicuramente testimonia dell'estrema tranquillità di quelle riposte plaghe che, un tempo, videro i più terribili orrori della guerra. Non vi dico quale sia questo particolare; ma sicuramente, beati quei pochi posti dove ancora ci si possono permettere cose del genere.