venerdì 11 settembre 2009

Camper nella notte





Oramai la Kodak me la porto dietro anche durante i turni notturni di ambulanza, confidando anche nel fatto che la sede è accanto ad un vasto piazzale che serve da parcheggio specialmente per quei mezzi che, altrove, troverebbero qualche difficoltà. Il camper è uno di questi, par excellence; e poiché il camper è da un lato un mezzo assai costoso, e dall'altro ci si affeziona ad esso come ad una casa vera e propria, spesso e volentieri è una treggia conclamata. Proprio per questo motivo, in questo blog i camper hanno un posto d'onore: il vero camperista della prima ora, quello che l'ha comprato venti o trent'anni fa, non se ne separerebbe mai. Ci attacca adesivi provenienti da mezzo mondo (a testimoniare, appunto, i luoghi dov'è stato) e gli fa assumere quella perfetta aria vissuta che lo rende davvero una casa, anche se rimane posteggiata in vasti spazi periferici per undici mesi all'anno. Poco male: ogni tanto si va a metterlo in moto, e può sempre servire per goduriosi incontri clandestini. Oppure, quando la consorte scopre la tresca, ci si può andare a stabilirsi provvisoriamente una volta buttati fuori di casa ed in attesa che la mamma risistemi la cameretta di ragazzo.

Non per niente il camper, in tutte le lingue del mondo, si chiama generalmente "casa mobile" (mobilhome, Mobilhaus ecc.) o, meglio, "casa automobile" (o "automobile-casa"); solo in italiano si chiama "campeggiatore". Ma siccome "campeggiatore" 'e un gli è ganzo, e poi è anche troppo lungo, ecco un altro fulgido esempio di inglese inventato dagli italiani, come il "body" o il "footing". Se dite a un anglofono: Hey guy, there's no problem for our holidays, I got a camper!, quello penserà che avete affittato o acquistato un campeggiatore-schiavo che vi trasporta in spalla.

Insomma, ecco il primo frutto dell'ultimo turno notturno di ambulanza. Fa la sua porca figura ancora adesso, e figuriamoci quand'era nuovo; anche se riconosco che, verso il vecchio furgone Mercedes che fa da base, ho un debole dovuto alla nostalgia. Proprio per motivi ambulanzistici, dato che fece da base anche alla prima ambulanza monstre che abbia mai guidato, la mitica "Milano 10"; fino ad allora era stato uno stillicidio di 238 decrepiti, furgoni Romeo rugginosi e Ducati che reggevano l'anima coi denti. Certo, averceli ora; bisognerebbe stabilire una categoria apposita per le tregge sanitarie, o Treggia's Ambulances. Ma ora che ci penso...