mercoledì 9 settembre 2009

Allonsanfàn de la Treggie




L'attività del Treggista può comportare alcuni rischi. In tempi di sihurezza, infatti, vedere un tizio alto un metro e novanta e passa che, con fare furtivo e una Kodak in mano, fotografa carcasse parcheggiate potrebbe rientrare senz'altro nel fare sospetto, sebbene nessuna legge -così almeno credo- vieti di fotografare macchine. Meglio comunque prendere delle elementari precauzioni: per esempio, preparare sempre la macchina fotografica prima di scendere, tenerla ben nascosta mentre si cammina verso l'obiettivo, andatura del tutto naturale, rapidità nel fotografare e una sigaretta accesa. La sigaretta accesa è fondamentale: se per caso, vicino alla treggia, c'è qualcuno e si deve aspettare un po', il fumo è una scusa che elimina ogni sospetto.

Questo particolarmente durante i TT notturni; avevo adocchiato questo stupefacente ammasso di ruggine secolare, perdipiù con targa francese. Impossibile lasciarselo sfuggire. Purtroppo era parcheggiato, ai limiti dell'arrovesciamento, in una strada assai frequentata. Ho dovuto ricorrere quindi a tutte le malizie del mestiere, ivi compresa la sigaretta perché proprio accanto alla macchina c'era una tizia che portava a passeggio il cane. Quando finalmente s'è levata da tre passi insieme al cane, ho proceduto. Zac, zac e zàc. Ed eccola qui in tutta la sua venerabile corrosione.

La simbologia di questa vettura è elevata. Non solo per le sue condizioni ed il suo aspetto di treggia globetrotter; non solo perché uno si chiede, e a ragione, come diavolo abbia fatto ad arrivare fino a Firenze dal dipartimento dell'Alto Reno, in Alsazia; viene, insomma, da Strasburgo. Tale dipartimento reca, come si può vedere, il n° 68; numero fatidico. Non c'è dubbio che la R4 riporta alle barricate del maggio; sembra costruita apposta sia per correre in una città in rivolta, con la gente raccattata e ficcata nel portellone, pronta a lanciare molotov, sia per far proprio parte delle barricate. Una barricata intera di R4 non sarebbe stata improbabile. Ci fosse stata, l'avrebbero adottata anche durante la Comune di Parigi. È stata la macchina più incendiata dai fascistelli per la sua connotazione proletaria, per non dire addirittura rivoluzionaria; ma è andata loro sempre nel culo, a giudicare da quante se ne vedono ancora in giro. Spesso in condizioni, come questa, che sembrano sfidare il cosiddetto buonsenso; ma la R4 è una macchina che ne è sempre stata, fortunatamente, del tutto priva. E, in un certo senso, questa è anche la migliore risposta alla domanda su come sia potuta arrivare fin qui dall'Alsazia. Alsazia? Qui sotto potete vedere una R4 con la vecchia targa artigianale "K 102" delle Isole Kerguélen. Altro che Alsazia.


Targhe francesi, poi. Che belle che erano. I numeri, le lettere progressive e il numero del dipartimento. Quando stavo in Francia, andando una volta nel dipartimento del Puy-de-Dôme, che ha il numero 63, ho cercato -purtroppo inutilmente- la targa 2509 RV 63: la mia data di nascita (25/09/63) e le mie iniziali. Con le date di nascita ce n'era per tutti i gusti: gli antiberlusconiani potevano cercare, ovviamente per distruggerla, la macchina targata 2909 SB 36 (dipartimento dell'Indre); i proberlusconiani avrebbero potuto vendicarsi riducendo ad un ammasso di lamiere la macchina targata 1910 DF 58 (dipartimento della Nièvre; il 19/10/58 è nato Dario Franceschini). Ora, tutto questo, non c'è più. Je pleure la mort de mes chères plaques.

Nota. E pensare che, se Napoleone avesse vinto, targhe come questa avrebbero potuto essere anche quelle di Firenze. In seguito alle conquiste del còrso, infatti, il 25 febbraio 1808 fu istituito il Département de l'Arno, di cui Firenze era la Prefettura, mentre Arezzo e Pistoia erano le sottoprefetture. Il Dipartimento dell'Arno aveva il numero 112. Una targa attuale fiorentina, senza Waterloo, sarebbe potuta essere, enunciando a caso, 398 ZK 112.