lunedì 31 agosto 2009

Elbatregg' '09 (3): Il tempo delle mele sull'istmo





Non ci credevate, vero, che all'Elba era in corso uno sbarco di Mehari? Beh, eccovi serviti. In un posto discretamente lontano da quello del post precedente, addirittura parcheggiata su un autentico istmo con due spiaggette ai lati, una a destra e una a sinistra, oplà. Ché anche l'istmo è una di quelle cose come l'Araba Fenice (che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa), lo si trova implacabilmente nelle parole crociate assieme all'Aar e all'inia, e si pensa che è una delle parole più impronunciabili della lingua italiana (si dice ìsmo, itsmo eccetera, e tutto grazie alla pigrizia di non aver voluto meglio adattare il greco ἰσθμός). Orbene, di questo istmo elbano ne avremo, e a lungo, a riparlare; gli istmi sono posti strani e attirano le tregge.

Insomma, dall'arancione stile Orangina (l'avete mai assaggiata quella bevanda gassata francese, sane sorsate di vernice al minio diluita in acqua, ringraziando che non fosse ragia?), eccoci passati al tempo delle mele, che di Francia sanno pur sempre. Mela verde, Sophie Marceau a quindicianni o giù di lì, le corse sulla spiaggia, il chiardiluna e poi daje de tacco e daje de punta. Come se non bastasse, questo esemplare di Mehari è targato "Como 70" (no, no, non è un taxi!) e ha davvero lo stesso colore di quello sciampo terrificante "alle mele verdi" che imperversava in quegli anni ammorbando le docce con il suo odorino di mele ottenuto con una sapiente miscela di tetrapalinuro di cherosene e metaspompato di 2,5-β-pallepiene.

Tra le foto ce n'è una anche dell'interno, che rende debita giustizia alle finissime rifiniture della vettura, alla strumentazione all'avanguardia (c'era persino il contachilometri!) ed alla fenomenale innovazione del rotadiscortabag: se battevi, prima di carbonizzarti in santa pace eri comunque protetto dagli urti laterali (ma solo a destra); e se per caso sopravvivevi, ti restava comunque il battistrada impresso eternamente sulla pelle viva. Marchiato a vita.