martedì 18 agosto 2009

Ai tempi dell'Alfasud



Nonostante la targa labronica siamo ancora, qui, al 3 agosto scorso in quella certa viuzza fiorentina dove, una dietro l'altra, giacevano (e probabilmente giacciono ancora) numerose & assai impolverate tregge abbandonate. L'autovettura qui riprodotta faceva parte del celebre progetto Alfasud, quando l'Alfa Romeo di Arese impiantò degli stabilimenti in quel di Pomigliano d'Arco per la produzione di un nuovo modello (per la cui interessante storia si consiglia appunto di cliccare sul link). In realtà, a Pomigliano l'Alfa Romeo già era presente da prima della II guerra mondiale, ed è tuttora uno dei principali poli industriali e operai del mezzogiorno; ci piace molto ricordarlo anche per il gruppo musicale e teatrale 'E Zézi (cui ha dato una mano anche Erri de Luca, e dico poco).

L'Alfasud, più che un'automobile, fu un vero e proprio progetto sociale. Non bisogna infatti dimenticare che, all'epoca dell'inizio della produzione (1972), l'Alfa Romeo era di proprietà pubblica. Sembra strano parlarne ora, in questi pessimi tempi di "privato è bello"; ma c'è stata un'epoca in cui le Alfa Romeo erano prodotte dallo Stato. Nel 1976 l'Alfasud di Pomigliano decise di lanciare anche un modello coupé, disegnato nientemeno che da Giorgetto Giugiaro (uno che deve molto alle "g": pensate se si fosse chiamato Piorpetto Piupiaro o Fiorfietto Fiufiaro, non sarebbe stata la stessa cosa): nacque così l'Alfasud Sprint, detta poi semplicemente Alfasprint. La produzione andò avanti fino al 1988, addirittura oltre quello dell'Alfasud originaria (che defunse nel 1984 per lasciare il posto all'Alfa 33, la famosa vettura delle gomme rubate di Totò Schillaci). Eccone qui un superstite modello in un abbandono sotto il sole d'agosto.

Peccato, perché questa era ancora un'Alfa Romeo. Con tutti i suoi difetti, ma la era. Ai tempi dell'Alfasud, quando questo era ancora un Paese. Con tutti i suoi difetti, ma lo era.